La Consensus ERPIUP riassume le attuali raccomandazioni concernenti l’indicazione, l’inserimento e la gestione dei PVAD

La Consensus ERPIUP è stata un’iniziativa della Fondazione WoCoVA. L’obiettivo della Consensus era quello di fornire linee guida sistematiche per la pratica clinica, in grado di coprire ogni aspetto della gestione dei dispositivi di accesso venoso periferico nel paziente adulto.1 Questi aspetti includono la modalità d’uso, l’inserimento, la gestione e la rimozione dei dispositivi di accesso vascolare periferico (PVAD) nonché la prevenzione e il trattamento delle complicanze ad essi associate. Queste raccomandazioni mirano inoltre a promuovere la standardizzazione della terminologia, apportando chiarezza nelle definizioni e nelle classificazioni.1

L’inserimento di un PVAD è una delle procedure invasive più eseguite nella pratica clinica.2 Nell’ultimo decennio, è stato riconosciuto che, sebbene i PVAD, o in particolare gli usatissimi cateteri venosi periferici corti, siano piuttosto economici e facili da inserire e rimuovere,1 essi sono tuttavia associati a un elevato numero di complicanze locali minori che comportano il fallimento del catetere.1 Più recentemente sono stati associati, inoltre, a complicanze sistemiche più gravi, quali le infezioni del flusso sanguigno (BSI).1 Ciò ha portato a una maggiore consapevolezza dell’uso dei PVAD e al riconoscimento che i clinici devono compiere ogni possibile sforzo per ottimizzarne l’uso e ridurre al minimo il tasso di complicanze.

Questo progetto è stato avviato in considerazione dei profondi cambiamenti avvenuti nell’ultimo decennio nel campo dei PVAD, tra cui1:

  • l’aggiornamento delle raccomandazioni “Evidence-based Prevention and Infection Control” (EPIC) e degli standard di pratica dell’Infusion Nursing Society (INS) per l’inserimento e la gestione dei PVAD;
  • la consapevolezza della differenza tra le indicazioni relative ai VAD periferici e quelle relative ai VAD centrali;
  • l’introduzione di cateteri venosi periferici corti integrati, associati a un minor  rischio di complicanze, e di cateteri venosi periferici lunghi;
  • lo sviluppo di nuove tecnologie per l’inserimento di VAD periferici;
  • nuovi algoritmi per una corretta scelta dei VAD.

Metodi  

Il Presidente e Chairman del Comitato Scientifico del WoCoVA ha selezionato un panel di 11 esperti in accessi venosi provenienti da diversi Paesi Europei. A tutti i membri del panel è stata inviata una bibliografia degli studi sia retrospettivi che prospettici sui PVAD, condotti tra gennaio 2013 e dicembre 2018. Quindi, per ciascuno dei seguenti argomenti relativi ai PVAD, sono stati definiti cinque gruppi di lavoro composti da 2-3 esperti:

  1. Classificazione e definizione
  2. Indicazioni
  3. Inserimento
  4. Gestione
  5. Rimozione

Ciascun gruppo di lavoro aveva il compito di esaminare la letteratura sull’argomento assegnato e di fornire risposte a domande specifiche precedentemente formulate dall’intero panel. Queste domande erano:

Gruppo 1:

  • Qual è la definizione più appropriata di VAD periferico?
  • Qual è la classificazione più appropriata per descrivere i diversi tipi di VAD periferici?

Gruppo 2:

  • Quali sono le diverse indicazioni per l’uso dei VAD periferici rispetto a quelli centrali, tenendo conto delle performance cliniche e del rischio di complicanze?
  • Quali sono le indicazioni più appropriate per i diversi tipi di VAD periferici nel paziente adulto, considerando le performance cliniche e il rischio di complicanze?

Gruppo 3:

  • Qual è il ruolo della selezione del sito di inserimento nel ridurre le complicanze a esso collegate?
  • Qual è la strategia di inserimento più appropriata per ridurre il rischio di infezione?
  • Qual è la strategia più appropriata per il fissaggio di un VAD periferico?
  • Qual è il ruolo della guida ecografica nell’inserimento di un VAD periferico?
  • Qual è il ruolo della spettroscopia ad infrarossi nell’inserimento di un VAD periferico?
  • Qual è il metodo più appropriato per formare gli operatori sanitari nell’inserimento dei VAD periferici?

Gruppo 4:

  • Qual è la strategia di gestione più appropriata per ridurre il rischio di infezione?
  • Qual è la strategia di gestione più appropriata per ridurre il rischio di occlusione?
  • Qual è la strategia di gestione più appropriata per ridurre il rischio di dislocazione del catetere?
  • Qual è la strategia di gestione più appropriata per ridurre il rischio di flebite/trombosi?

Gruppo 5:

  • Quando è indicata la rimozione di un PVAD?
  • Vi sono complicanze legate alla rimozione? Quali strategie possono ridurre al minimo tali complicanze?

Riepilogo dei risultati 

Il panel di esperti ha definito i VAD periferici come cateteri la cui punta è posizionata nel sistema venoso, ma non in vena cava superiore, atrio destro e vena cava inferiore.1 Inoltre, in base alla loro lunghezza, li ha classificati in: cateteri periferici corti (<6 cm), cateteri periferici lunghi (6-15 cm) e cateteri midline (>15 cm). I cateteri venosi periferici corti sono stati ulteriormente classificati in “semplici” o “integrati”, in base al design e ai materiali.

Il panel ha indicato le circostanze di utilizzo dei PVAD e le situazioni in cui invece l’uso dei PVAD è controindicato. Sono stati inoltre definiti PVAD specifici e le loro indicazioni in base alla durata prevista del trattamento.

Il panel ha formulato raccomandazioni concernenti l’inserimento dei PVAD, la preparazione della cute, la medicazione e il fissaggio per accessi periferici superiori alle 48 ore. Altre raccomandazioni hanno riguardato l’adozione di “pacchetti  per l’inserimento” (bundles) e la preparazione della cute con clorexidina al 2% in alcool isopropilico al 70%, con 30 secondi di frizionamento e 30 secondi di asciugatura.1

Per la fase di gestione e al fine di prevenire le infezioni, il panel ha raccomandato l’uso di alcol e clorexidina al 2% per la disinfezione dei connettori senza ago-cannula e del sito di uscita durante le procedure di cambio della medicazione. Per ridurre il rischio di occlusione, invece, le raccomandazioni prevedono il lavaggio dei PVAD con normale soluzione fisiologica. Secondo il panel, inoltre, il rischio di dislocazione può essere ridotto inserendo il PVAD nell’avambraccio o nella parte superiore del braccio nonché con l’uso di dispositivi senza suture, medicazioni trasparenti semipermeabili o colla cianoacrilica. Infine, per ridurre il rischio di flebiti, le raccomandazioni indicano di evitare micromovimenti del dispositivo.1

I dispositivi devono essere rimossi: quando non sono più necessari o appropriati, in presenza di fallimento, se sono stati inseriti in condizioni di emergenza o qualora sia il paziente a richiederne la rimozione.1

Conclusioni

La Consensus ERPIUP, redatta da un panel di esperti Europei, riassume le attuali raccomandazioni concernenti l’indicazione, l’inserimento, la gestione e la rimozione dei PVAD. Sebbene possano cambiare nel tempo con l’emergere di nuove evidenze scientifiche in questo ambito, tali raccomandazioni offrono comunque strategie appropriate per garantire la massima sicurezza del paziente, l’efficacia clinica e un buon rapporto costo-efficacia.

Per ulteriori informazioni sullo studio e sulle raccomandazioni complete fai clic qui.

 

Riferimenti

  1. Pittiruti M, Van Boxtel T, Scoppettuolo G, et al. European recommendations on the proper indication and use of peripheral venous access devices (the ERPIUP consensus): A WoCoVA project. J Vasc Access. 2021:11297298211023274. doi: 10.1177/11297298211023274.
  2. Platt V, Osenkarski S. Improving Vascular Access Outcomes and Enhancing

Practice. J Infus Nurs. 2018;41(6):375-382. doi: 10.1097/NAN.0000000000000304 

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